La bottega InstabileTappa di Art City white night| Arte Fiera
testo critico di Serena Trinchero
Specchio,
specchio delle mie brame chi è la più bella del reame?
Non
si può non pensare al refrain della strega cattiva di Biancaneve davanti alle
tante domande che l’opera di Raffaele Di Vaia pone partendo dal concetto dello
specchio, in un sottile accordo con la piccola bottega delle meraviglie che
accoglie la mostra.
Negli
ultimi anni infatti l’artista si è riappropriato della tecnica del disegno
concependo lavori che da una parte smantellano il dato del reale, creando
cortocircuiti dalle numerose sfumature, mentre dall’altra giocano su un piano
più propriamente artistico, mettendo in crisi l’essenza dell’opera d’arte. Al
centro di questa intensa analisi c’è una serie di lavori che, sebbene siano
accomunati da potenzialità. una
matrice simile -la presenza dello specchio e la tecnica del frottage- rivelano
differenti
Il
video Venere e la serie di
frottages ad ed esso collegato si soffermano sul concetto di vanitas. E
Una
riflessione dunque che coinvolge
più direttamente il mondo femminile, e quella tensione al riflettersi per
scorgere la propria immagine di bellezza. Sulla base di un’aria tratta dalla
“Norma” di Bellini, “Meco all’altar di Venere”, il nostro sguardo è
accompagnato in un lento avvicinamento verso un piccolo specchio che rivela una
mostruosa presenza nello stesso momento in cui Pollione racconta del suo amore
trasformatosi in dramma. È in questo modo che Venere si svela e ricorda il suo
lato oscuro, di come la bellezza sia sempre connessa alla sua fine, un
contraltare, che non fa’ che sottolineare indissolubile relazione tra Venere e
la brevità del fulgore. Non sembra dunque un caso che prima stella del mattino,
il pianeta Venere appunto, venga chiamata anche Lucifero, il portatore di luce,
l’angelo più bello, che a causa della sua sfrontatezza è stato relegato
all’inferno.
Allo
stesso modo i disegni rimarcano il senso di decadenza direttamente connesso
alla bellezza, alla sua brevità. Effimera è l’immagine che lo specchio ha
creato sul cartone, un’impronta della sua presenza che affiora come un
bassorilievo dalla carta nera che sembra direttamente discendere dall’immagine
filmica del video: basterebbe sfiorare la superficie dell’opera per corrompere
la sua integrità, cancellando l’immagine.
Ma
lo specchio si offre come una più profonda occasione di guardare dentro a noi
stessi, poiché riflettere la propria immagine si traduce in una riscoperta del
proprio esserci, della propria esistenza. Come in una foto ingiallita, in
un riflesso sfocato è impossibile infatti non vedere la propria
immagine nei Disegni,
una serie di frottages di specchi dalle diverse fogge.
Gli
specchi sottoposti alla gestualità ripetuta ed intensa dell’artista subiscono
come una lenta erosione, distruggendosi nel momento stesso in cui vengono
trasferiti sul cartoncino. La risultanza è la traduzione di un oggetto
attraverso un intervento dell’artista dalle sfumature performative, che dona
alla carta una nuova forza espressiva: la caratteristica riflessione che
contraddistingue lo specchio viene trasmessa anche alla sua copia, rendendola
autonoma.
Grazie
a queste opere ci si trova davanti alla propria immagine sfocata, ma frutto di
un intimo incontro tra un oggetto dalle mutevoli sfaccettature e la propria
presenza. In questo momento di riconoscimento si ha la certezza di non potersi
liberare dalla categoria dell’essere che ci costringe allo stesso modo ad
affacciarci alla società e lasciare che la nostra immagine venga mistificata,
gradita o giudicata. Allo specchio si ha infatti l’esperienza di un io che
guarda e di un me guardato che risulta diverso dal me atteso: in questo istante
di fragilità riflettiamo sul nostro essere in maniera inattesa.
Serena Trinchero
Raffaele Di Vaia,
1969 Torino, vive a Firenze, lavora a Prato
Le opere di Raffaele Di Vaia sfuggono ad una visione univoca e
diretta; le sue stampe fotografiche sono appena percepibili sulla trasparenza
dei supporti in vetro e plexiglas, mentre le immagini dei video vengono
assorbite nell’oscurità dominante dei toni del nero, come visioni transitorie e
labili che provengono dall'inconscio e dal sogno. Il suo lavoro si
sviluppa nel tentativo di spostare l’attenzione sulla fonte del pensiero e
sulle sue complesse dinamiche: dai momenti di astrazione intellettiva, agli stati
in cui le pulsioni del corpo ne offuscano la lucidità, in un magma oscuro di
visioni e ricordi. Tra le sue mostre più recenti si ricordano, nel 2011,
The Summer Issue, a cura di Lucia Giardino, F_AIR Florence, Firenze e La fuga
non è la risposta, a cura di Chiara Galbusera e Serena Trinchero, PRIVATE FLAT #7,
Firenze. Attualmente in mostra a Firenze, presso C2 Contemporanea, Senza, a cura di Giuliano
Serafini.
studiomdt.altervista.org
La Bottega instabile, via Riato
13b, Bologna
L’associazione Bottega Instabile, nata
a settembre del 2012, si propone attraverso multiple attività di svolgere un
ruolo di utilità sociale, per animare e valorizzare la scena culturale
cittadina. I suoi spazi sono la sede per eventi espositivi, laboratori
creativi, ma soprattutto luogo d’incontro. Uno spazio aperto e propositivo
volto alla riscoperta delle pratiche manuali e al ridare spolvero alla nozione
di bottega.